Storia de "Li Figuli"

Termini come "Ucale", "ozze", "mbili", "ursuli", “capase”, "taieddhre", "cucume", "pignate" si sentono riecheggiare frequentemente nei caratteristici mercati settimanali, che si organizzano in tutti i centri salentini. Appartengono ad uno dei settori più tipici dell'artigianato, quello dei fìguli, dei vasai, cioè, di coloro che continuano a lavorare la creta, l'argilla, con tecniche vecchie di secoli. E questi settori dei mercatini paesani sono quelli che più resistono all' incalzare del tempo e del progresso, sono quelli che meglio conservano certe tradizioni di mestiere che fanno di questa parte dell'artigianato salentino un'oasi in mezzo allo straripante modernismo.


Ma la lotta è impari, e per questo forse più bella, in quanto gli artigiani salentini comprendono di essere forse l'ultima generazione capace di fare gli "mbili" e gli "ursuli" in un certo modo, e lavorano con una passione e con un amore che fa crescere i livelli artistici degli oggetti che escono dalle loro mani. Veder lavorare qualcuno dei pochi figuli salentini superstiti - saranno poco più di 50 - è una cosa che riporta lontano, ai ricordi della fanciullezza e de “li cunti", le favole delle nonne sedute con tutti i nipoti intorno alla "bracela", il vecchio braciere che riscaldava le case. E' la stessa atmosfera. Il vecchio artigiano curvo sul suo arnese a pedale che serve a far girare vorticosamente la massa d'argilla che, man mano, sotto le sue sapienti dita, prende forma, diventa un oggetto quasi con una sua propria anima, un'anima che il creatore riesce a trasfondergli mentre lo plasma, lentamente, quasi accarezzandolo. Il tutto in un silenzio, rotto soltanto dal ritmico movimento del pedale del telaio mosso con perizia dal maestro, ''lu mesciu", come lo chiamano ancora i bambini che le madri mandano a bottega dopo i compiti perché imparassero qualcosa, forse anche soltanto la pazienza, da questi anziani personaggi, conosciuti da tutti in paesi come S. Pietro in Lama, Cutrofiano, Ruffano, Lucugnano, i centri più famosi dell'artigianato figulo salentino.


Oggi l’arte della terracotta si esprime non solo attraverso oggetti di uso quotidiano, utilizzati con un’accezione moderna, ma anche attraverso l’arredamento, con oggetti che richiamiano alla mente atmosfere ed ambienti perduti o dimenticati. Ed in questo modo le "capase" diventano portavasi, le "lucerne" si animano d'incanto, non più con la fiamma dello stoppino ad olio, ma con la luce chiara della lampada elettrica, le "cucume" e le "pignate" fanno bella mostra di sé sulle mensole di caminetti, come se fossero in attesa di conservare l'olio d'oliva, o pronte per cuocere improbabili "minesce" di legumi. Immagini di un tempo trascorso, che rivive solamente grazie alla maestria di un gruppo sparuto di uomini che, proprio attraverso questi oggetti, riesce a prendersi la più bella e la più significativa rivincita sul tempo.



Li figuliLa storia. E´ antichissima la consuetudine di modellare in argilla oggetti di uso quotidiano (vasellame), pratico (mattoni) e rituale (statuette votive). Le prime testimonianze risalgono al periodo Neolitico e accompagnano lo sviluppo delle civiltà preistoriche.
Apprezzata dagli Etruschi e in epoca romana, la terracotta non venne mai veramente trascurata in epoca medioevale, per essere poi riscoperta e impiegata in larga scala al principio del Rinascimento. La pratica della terracotta dipinta e invetriata ebbe il suo naturale luogo di azione nelle vitali e dinamiche botteghe rinascimentali.


Nel corso dei vari secoli, a differenza di altri tipi di arte, che col tempo e con mezzi nuovi, venivano migliorate e sviluppate, la tecnica della lavorazione della terracotta è rimasta sostanzialmente invariata. Anche se dall' Ottocento in poi, le industrie hanno dato un forte incremento e una diversificazione della produzione degli oggetti in terracotta.

 



Li figuliLa materia. La terracotta o ceramica (termine che deriva dal greco Keramos cioè argilla), deriva appunto da questo materiale naturale che ci offre la terra molto diffuso ovunque nel mondo (l'argilla). Può essere considerata uno dei simboli dei 4 elementi della Natura stessa, infatti abbiamo la terra (argilla) che ci da la materia prima, (l'acqua) con cui viene lavorata per poi essere plasmata, (l'aria) che serve ad asciugarla e ad indurirla, ed infine il (fuoco) che riesce con la sua forza, a renderla forte e resistente.


L' argilla è uno dei materiali più semplici e poveri, e si trovano in natura. Mescolata con l'acqua, si può modellare facilmente, e grazie a ciò è stata usata anche dall'uomo della preistoria, per ottenere degli oggetti utili per la loro vita sociale quotidiana.


In epoche remote, gli oggetti e i manufatti creati con l'argilla, venivano fatti asciugare “crudi”, all' aria aperta. Col tempo si è scoperto, che questi oggetti, se venivano cotti in forni appositi, o anche su fiamma viva, riuscivano ad essere molto più resistenti e quindi si potevano decorare molto meglio, sia con i colori che con decorazioni fatte sull'argilla stessa, e le forme potevano essere molto più raffinate. Al materiale che usciva da questo nuovo procedimento che era la cottura, fu dato il nome di “terracotta”.

 



Li figuli - la tecnicaLa tecnica di lavorazione è molto semplice nelle fasi, anche se richiede una certa manualità ed abitudine.


L'argilla, viene impastata con acqua, e quindi l' artista inizia a modellarla su supporti fissi o rotanti, questi ultimi vengono usati molto per i vasi. Alla fine, quando si ha la forma finale, viene inserita n forni che hanno una temperatura vicina o superiore di 900 gradi. Il famoso colore rosso – arancio che vediamo di solito quando l'oggetto esce dal forno, è dato dai minerali di ferro che sono contenuti nella “terra” che si ossidano con il calore.


Le fasi successive possono essere la colorazione, la smaltatura o la vetrificazione degli oggetti di terracotta o di ceramica.
Si possono eseguire successive cotture, per rendere più raffinati e anche più preziosi gli oggetti.
Con la tecnica della terracotta e le sue varianti, possiamo realizzare molti oggetti sia preziosi che di semplice utilità per l'uomo.